Goolbook: la startup italiana di social influencing
Goolbook: la startup italiana di social influencing nel post odierno a cura di StartUp Magazine
Bentrovati nel mondo dedicato alle startup e all’innovazione di StartUp Magazine! Oggi vogliamo parlarvi di una startup italiana che si occupa di social influencing, che sta facendo scuola in tutto lo Stivale: stiamo parlando di Goolbook, realtà fondata da Matteo Clava, che negli anni, partendo dal calcio, è riuscita ad approdare in molteplici settori produttivi, gestendo campagne per clienti molto importanti, a livello nazionale ed internazionale.
Cos’è Goolbook
Goolbook nasce come portale dedicato al mondo del calcio: dal mondo professionistico a quello amatoriale, passando per il calcio femminile e il mondo del dilettantismo. Nel 2018 la piattaforma è stata seguita da oltre 5 milioni di appassionati e le sue pagine social hanno raccolto elevati tassi di engagement. Ed è così che ha colpito l’interesse di grandi marchi a livello nazionale ed internazionale, pronte a investire per le proprie campagne sulla società di Matteo. Sulla base del successo nel mondo del calcio, il brand ha deciso di replicare il suo modello di business anche ad altri settori produttivi, quali automotive, food, viaggi, oroscopo e tematiche legate al mondo femminile.
I servizi offerti da Goolbook riguardano nello specifico:
- Social influencing, con il raggiungimento di circa 2 milioni di persone ogni giorno sui canali social proprietari;
- Web influencing, grazie alla redazione di contenuti sponsorizzati e campagne di display advertising.
In questi anni sono tantissimi i brand che hanno collaborato con Goolbook, tra i quali possiamo citare Michelin, DAZN, Honor, Red Bull, Gazzetta dello Sport, Esquire, Legea, Gillette, OneFootball e tanti altri altri ancora, i quali hanno deciso di affidarsi all’agenzia per incrementare la propria brand awareness.
Goolbook, intervista a Matteo Clava
Per illustrare al meglio i piani del brand italiano e i suoi obiettivi per il futuro, abbiamo deciso di porre alcune domande al fondatore del progetto, lo stesso Matteo Clava, che è stato gentilissimo a rispondere alle nostre domande.
Ciao Matteo, quali sono i settori presidiati oggi da Goolbook o sui quali avete intenzione di puntare nel prossimo futuro?
Ciao Francesco! Siamo presenti oggi online con community molto diverse tra loro. Siamo partiti dal pubblico maschile ma successivamente abbiamo iniziato a consolidarci in molti settori completamente diversi per esaudire le richieste dei nostri clienti.
Cambia il contenuto, ma la strategia di crescita e il modello di business rimane invariato.
Il tema calcio è ad oggi ancora il più strutturato, con una fan base complessiva (su diverse pagine) di oltre 1 milione e mezzo ed un engagement superiore al 10%. Ma allo stesso tempo siamo presenti sul target femminile, con pagine dedicate con quasi 1 milione di follower. In molti casi qui l’engagement e la crescita delle pagine è anche superiore a quelle sul tema calcio.
Stiamo quindi già lavorando per replicare il modello su food, oroscopo e automotive. La richiesta è alta e per noi è fondamentale il matching perfetto tra il prodotto da promuovere e le community che creiamo e alimentiamo nel tempo.
Oggi lavorate per molte multinazionali: ci esponi qui qualche caso di successo?
“Una delle campagne a cui siamo più affezionati è quella per un noto produttore di pneumatici a livello mondiale.
Il contenuto è stato promosso sulle pagine a tema calcio, un binomio quello tra pneumatici e calcio consolidato da anni con collaborazioni decennali tra squadre e brand. L’esempio più immediato che mi viene in mente è quello tra Pirelli e Inter, ma anche Hankook e Real Madrid, ToyoTyers e Milan.
Per questo tipo di aziende, si tratta di un modo per arrivare al pubblico maschile tramite una delle sue più grandi passioni.
Siamo stati in grado di garantire nelle nostre campagne oltre 9 milioni di visualizzazioni in 3 settimane, non utilizzando la TV, non i banner allo stadio, ma uno strumento che loro utilizzano per condividere e commentare la loro passione: Instagram.
La pubblicazione di un post nell’esatto momento in cui inizia l’intervallo di una partita, subito prima o dopo la conclusione del match può garantire centinaia di migliaia di visualizzazioni.
Oltre a campagne che hanno la finalità di fare branding a livello nazionale, collaboriamo con diverse altre piattaforme online e note testate giornalistiche del panorama nazionale, condividendo contenuti nelle storie con “swipe up” al sito generando così centinaia di migliaia di accessi per i nostri clienti.
Quali sono le prospettive di crescita in ciascun settore obiettivo legato alle attività social dell’agenzia?
La crescita su Instagram è già molto più lenta di quella di qualche anno fa. Le pagine grandi hanno ormai consolidato una certa leadership mentre quelle più piccole fanno sicuramente più fatica a imporsi.
Non penso sia solo una questione di algoritmo, quello sicuramente influisce, ma ritengo, che ormai molti settori siano già saturi. Alcune nostre pagine sono nate nel 2015 ed erano tra le prime del loro ambiente, la concorrenza era sicuramente più bassa.
Oggi quasi tutti i settori hanno dei riferimenti ben strutturati e per ritagliarsi uno spazio è necessario differenziare molto il proprio contenuto e renderlo così davvero virale.
Per il futuro stiamo approcciando il settore food, con un portale, qualche pagina Instagram e Facebook, ma stiamo imparando giorno per giorno dall’esperienza. È un settore molto di nicchia, basti pensare che la vincitrice di un programma seguito come Masterchef ha meno di 40.000 follower e la pagina ufficiale del programma fatica ad arrivare ad un engagement paragonabile a quello delle nostre pagine.
Sarà interessante capire la crescita di questo settore con la naturale crescita anagrafica degli utenti su Instagram.
Quali consigli daresti a un brand che vuole promuoversi su Instagram tramite Influencer o community pages?
La cosa più importante è l’analisi del pubblico e dell’engagement e non farsi troppo impressionare da pagine molto grandi come numero di follower. Quello che porta risultato al brand è il matching perfetto tra prodotto e pubblico. Sorrido quando vedo delle belle influencer pubblicizzare cosmetica da donna o intimo e mi chiedo se i brand siano consapevoli che in alcuni casi quei profili hanno un 80% di follower uomini. In pratica lo stesso rapporto uomo donna delle nostre pagine calcio.
Consiglio sempre di valutare una pagina dal proprio stato di attività: è quello a determinare il successo di una campagna. Noi ad esempio lavoriamo a performance garantendo al brand una determinata copertura o numero di accessi al sito, ma spesso invece viene definito un prezzo a pubblicazione che non garantisce al brand alcuna certezza.
Se ci si trova in una buona community, con un pubblico in target, l’ultimo mio suggerimento è quello di lasciare libertà al content creator di elaborare un post in linea con la pagina. In questo modo il contenuto avrà una connotazione meno pubblicitaria ed avrà più possibilità di avere larga diffusione.