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Startup: cresce l’interesse per l’Italia da parte degli investitori

Che il mondo delle startup fosse in continua evoluzione lo si era capito da tempo. Che però anche l’Italia potesse entrare prepotentemente nel contesto dello startupping a livello internazionale non era molto preventivabile, soprattutto perchè il nostro è un paese che deve colmare un enorme gap con i paesi più sviluppati.

Ma i dati rinvenibili oggi lasciano ben sperare. In questo post vi parleremo dell’aumento del numero di operazioni in Italia, che come si evince da “La Repubblica“, diviene sempre più attraente anche per i capitali esteri.

Startup: è boom di operazioni in Italia

Infatti l’ecosistema delle aziende che prende il nome di startup cresce a vista d’occhio e attrae capitali stranieri.

“Gli investimenti sono in forte crescita rispetto al passato”, spiega il fondatore di SaleIt (la piattaforma che mette in collegamento le società con gli investitori), Lorenzo Franchini, che continua: “ma sono ancora in ritardo rispetto ai principali mercati europei. Però il ritardo, per la prima volta nell’ultimo quinquennio, si è ridotto invece di aumentare. Siamo poco meno della metà della Spagna (1,4 miliardi), mentre l’anno prima avevamo un mercato ad un quinto delle dimensioni di quello iberico; o ancora, siamo un settimo di quello della Germania (4,4 miliardi), che prima era 14 volte più grande”.

Insomma il divario esiste ancora, ma per la prima volta dopo tanti anni si assiste ad una ripresa e un accenno di reazione da parte del sistema economico nostrano. Ed è così che il ministro dello Sviluppo economico Di Maio lancia da Torino il Fondo per l’Innovazione per colmare ancora di più questo svantaggio.

L’identikit delle startup che stanno acquisendo consensi all’estero

Quali sono le società che attirano capitali stranieri?

“Nella maggior parte dei casi sono società già internazionali, che dopo l’Italia hanno già iniziato a conquistare alcuni mercati esteri oppure che sono partiti globali fin dall’inizio e l’Italia non è nemmeno uno dei mercati principali. Molte provengono da settori dove abbiamo un forte background industriale, come automotive, turismo, fashion e design, altre invece sono espressione eccellente di quello che sappiamo fare nello sviluppo di tecnologia mobile, così come nel campo del reperimento e trattamento dei dati in ambito retail, come Bemyeye e Cuebiq o del digital marketing come Buzzoole e Shopfully“, ha dichiarato Luca Franchini.

L’interesse nei confronti delle startup italiane si evince grazie all’aumento del volume di investimenti rispetto al 2017, più che raddoppiato, passando infatti da 127 a 270 milioni per gli investimenti “locali”, mentre per gli investitori esteri tocca quota 333 milioni nel 2018 rispetto ai 107 milioni del 2017, per un totale di 603 milioni di euro, anche se riguarda una crescita molto più limitata nel numero di operazioni, passate da 276 a 288. Questo significa che aumenta la taglia dei singoli deal.

Che niente purtroppo sono rispetto agli investimenti in altri paesi come UK, Spagna, Germania, per non parlare del colosso USA. Ma rappresenta pur sempre un inizio.

Speriamo che questo 2019 possa portare con sé un ulteriore passaggio in avanti, magari con un aiuto maggiore da parte del governo nell’avvio di nuove realtà economiche a forte connotazione tecnologica.

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