Startup americane e Covid-19: ecco chi ha licenziato durante la pandemia
Startup americane e Covid-19: ecco chi ha licenziato durante la pandemia nel post di StartUp Mag
Bentrovati su StartUp Mag, il sito dedicato alle startup e al mondo dell’innovazione. Per il post di oggi torniamo a parlarvi dell’argomento che più ci sta a cuore: stiamo parlando delle startup, e in questo caso nello specifico delle startup americane di Silicon Valley. Infatti anche per loro è un periodo estremamente complicato per colpa del covid-19, che ha costretto molte di queste ad effettuare tagli drastici al personale. Vedremo insieme quali sono le startup e gli unicorni che hanno deciso di licenziare i propri dipendenti, traendo queste informazioni da un interessante post a cura del “Il Sole 24 Ore” che ci mostra un’infografica molto esplicativa degli esuberi nelle varie aziende. Chi pensava che Silicon Valley fosse indenne alla pandemia, dopo aver letto questo post si ricrederà.
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Covid-19: le startup che hanno licenziato più personale
Come detto, la pandemia globale colpisce duramente anche Silicon Valley. Chi credeva infatti, che la terra dell’Innovazione fosse immune al coronavirus, dovrà ricredersi. Da metà marzo infatti, numerose startup e unicorni negli USA hanno licenziato moltissimi dipendenti, forti di una legislazione più snella rispetto alla nostra, che consente di licenziare e assumere personale con molta più facilità. Ed ecco che i dati di layoffs.fyi sono impietosi nei confronti delle startup americane con base nella Valley.
Con riferimento al periodo che va dall’11 marzo al 26 maggio, i numeri mettono in luce lo scenario dei licenziamenti (layoffs) avvenuti tra le startup tecnologiche, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.
Il settore più colpito, come si poteva immaginare, è quello del trasporto (Uber in testa) seguito a ruota dal turismo. Ma in generale la lista dei settori colpiti è piuttosto eterogenea e comprende anche il settore tecnologico e digitale.
Ecco a voi il grafico dei licenziamenti:
Ciò che rende l’idea del disastro nel mondo dei trasporti è il caso di Uber, che spicca in testa alla classifica dei licenziamenti con circa 6.700 esuberi, equivalenti al 25% del totale dei dipendenti e la chiusura di 45 uffici.
Dopo Uber seguono Groupon (2.800, pari 44% del totale), Airbnb (1.900, 25%), Toast (1.300, 50%), Yelp (1.000, 17%) e Magic Leap (1.000, 50%). Insomma in molti hanno deciso di licenziare per rendere più snelli i propri organici e riorganizzarsi in seguito alla crisi economica dovuta alla pandemia, che ha duramente colpito le economie mondiali, e occorreva quindi, per il bene delle aziende, lasciare a casa alcuni dei propri dipendenti.
Alcune realtà hanno attenuato l’onda del licenziamento, tagliando via solo una piccola percentuale dei dipendenti, magari in dipartimenti meno impattanti a livello di business, dall’altro abbiamo casi nei quali sono stati licenziati la metà o più dei dipendenti totali.
Non solo Silicon Valley
I dati sui licenziamenti ci fanno ben capire l’impatto che il covid-19 ha portato in dote. Se in Italia si piange, certo gli altri paesi non sorridono. Il nostro sistema è più garantista di altri e consente di tutelare nel miglior modo possibile i lavoratori (comunque con tutti i ritardi e le inadempienze del caso).
Ne sa qualcosa il lavoratore americano, oppure i lavoratori di sua Maestà in Inghilterra, o le startup cinesi e indiane. Infatti allargando l’orizzonte geografico al di fuori dei confini statunitensi, la forbice dei licenziamenti varia tra i 1.550 di Agoda, realtà con sede principale a Singapore ai 367 dell’inglese Deliveroo.
Sul podio abbiamo poi l’indiana Ola (specializzata in ride-hailing) con 1.400 tagli al personale, pari ad oltre un terzo della forza lavoro totale (35%) e la brasiliana Stone con oltre 1.300 licenziamenti.
Complessivamente è l’India il paese maggiormente colpito nell’ambito di questa analisi, con un totale di 5.370 licenziamenti, mentre dal punto di vista di quanto abbiano inciso i tagli rispetto al totale dei dipendenti, l’azienda maggiormente impattata è OneWeb in UK, i cui 451 lavoratori licenziati costituisce l’85% del totale!
Conclusioni
Chi afferma con certezza che la pandemia non abbia colpito forte i settori innovativi, le startup e Silicon Valley a seguito del covid-19, non ha fatto i conti con questi impietosi grafici, che mettono in evidenza come in realtà la crisi abbia toccato da vicino anche i giganti americani, che di tutta risposta hanno cominciato a licenziare in blocco tantissimi lavoratori, portando alle stelle il tasso di disoccupazione negli USA, e non solo.
Si spera che la fine della pandemia e un riassesto della situazione attuale possa comportare un cambio di rotta verso una situazione più tranquilla e di maggiore stabilità, che possa portare le aziende ad assumere nuovamente.
D’altronde in America funziona così: terra delle opportunità, ma al tempo stesso spietata quando si tratta di licenziare i lavoratori.