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MVP: cos’è e a cosa serve

MVP (Minimum Viable Product): cos’è e a cosa serve nel post a cura di StartUp Mag

Nel mondo delle startup si deve curare ogni minimo dettaglio utile per fare in modo che la propria idea di business possa superare indenne le prime fasi di vita e prosperare. Per fare questo il Minimum Viable Product (MVP) riveste un ruolo fondamentale.

In questo post vi parleremo di questo modello, ossia del prodotto nella sua versione iniziale, attraverso il quale verificare la bontà della propria idea di business e avere un primo contatto con il potenziale cliente.

MVP: a cosa serve

Il Minimum Viable Product serve a creare una prima versione del prodotto, rimanendo in fase di testing, utile a capire le potenzialità dello stesso e se può essere utile alla propria nicchia, poichè attraverso questo strumento si deve riuscire a comprendere se il prodotto riesce ad assolvere ad una data funzione d’uso.

L’MVP aiuta gli imprenditori a iniziare il processo di apprendimento nel modo più veloce e semplice possibile. Attraverso questo strumento potrete testare i gusti del vostro target, le funzioni d’uso del prodotto, pur rimanendo come già detto in precedenza, in fase di test. Ma questo è utile inoltre al team stesso che deve lavorare all’interno della vostra startup, poiché lo aiuta a focalizzarsi sull’obiettivo del Build-Measure-Learn, ossia in quell’approccio caro agli startupper di sviluppo dell’idea, caratterizzato dallo sviluppo di nuove funzionalità, test e decisione di aggiungere o eliminare determinate funzionalità (Learn).

L’obiettivo finale di questo strumento si può riassumere nella sua capacità di creare una prima interazione tra idea di business e stakeholder aziendali.

mvp startupI modelli di MVP

I modelli di MVP possono dividersi in:

  • Video MVP, ossia un video che spiega l’utilizzo del prodotto, in grado di testare la sua utilità mediante il desiderio fatto scaturire mediante la sua presentazione, tuttavia senza dargli la possibilità di utilizzarlo per davvero;
  • Concierge MVP, ossia lo sviluppo di un sistema personale, manuale e non scalabile per raccogliere dati sull’utente tipo del nostro prodotto;
  • Il modello di MVP “Mago di Oz”, definito così da Alessia Camera del libro “Startup Marketing”, consistente nello sviluppo di una piattaforma che sembra automatizzata, ma che nasconde un meccanismo del tutto manuale;
  • Piecemeal MVP, letteralmente “pezzo per pezzo”, ossia un MVP costruito da elementi e strumenti esistenti, per dare un’idea del progetto finale;
  • Landind page, ossia una pagina web dove i potenziali clienti possono avere un’idea di massima sul progetto, lasciare i propri feedback e ovviamente i loro dati personali, come ad esempio la mail, per poter essere contattati quando il prodotto sarà disponibile;
  • MVP costruito in base al crowdfunding, dove lo strumento è ideato in base al contributo degli utenti stessi;
  • MVP misto, che può mixare i modelli visti in precedenza;

Ovviamente l’utilizzo di più strumenti fa in modo da avere dei dati più precisi e in misura maggiore sull’utente tipo, che consente alla startup una maggiore capacità di apprendimento del mercato, delle funzionalità gradite all’utente e quelle sulle quali deve ancora lavorare.

Conclusioni

Quello che bisogna comprendere è che l’MVP non è un prodotto ma un processo al quale tutti gli startupper devono lavorare per poter validare la propria idea di business e fare in modo da avere dati sufficienti a poter partire al massimo delle proprie potenzialità.

Alcune aziende che hanno utilizzato l’MVP? Groupon, Zappos e Dropbox. Devo aggiungere altro?

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