Gli imprenditori e l’avversione al rischio: storie e ricerche sull’argomento
Chi dice che gli imprenditori sono più propensi al rischio dei dipendenti?
Quando pensiamo agli imprenditori e agli startupper, pensiamo sempre a coloro che abbandonano tutto per inseguire un sogno, un’utopia e che sono dei pazzi scatenati. Il che potrebbe sembrare vero: quante storie abbiamo sentito di coloro che abbandonano lavori e posti fissi per inseguire la loro strada professionale? Tante volte abbiamo sentito che gli imprenditori sono coloro che rischiano capitali e reputazione pur di sviluppare la propria idea imprenditoriale.
Ma siamo proprio sicuri che sia così? Siamo sicuri che gli imprenditori davvero rischino tutto in nome di un sogno? Vediamo insieme invece cosa hanno rivelato gli studiosi a riguardo.
Circa cinquant’anni fa, uno psicologo dell’Università del Michigan, Clyde Combs, formulò una nuova teoria del rischio. Combs ipotizzava infatti che gli imprenditori e le persone in generale si comportassero come se fossero su un mercato azionario: un investimento rischioso che viene “mitigato” da investimenti meno rischiosi e più sicuri. Questa teoria del “portafoglio rischi” spiega come mai alcune persone siano originali in alcuni campi e del tutto convenzionali in altri.
Nella storia possiamo ritrovare tantissimi esempi di imprenditori che prima di mollare tutto per dedicarsi al proprio business si sono tutelati attraverso attività meno rischiose oppure continuando a portare avanti attività più sicure nel frattempo che la loro idea di business prendesse il largo. Ad esempio Henry Ford fondò il suo impero automobilistico mentre lavorava ancora per Thomas Edison e solo due anni dopo che aveva costruito e brevettato il carburatore decise di mettersi in proprio. Questo perchè essere il capo progettista di Edison gli permetteva di avere una sicurezza economica di cui aveva bisogno per sperimentare e investire nelle proprie idee. La stessa cosa è capitata a Bill Gates in tempi più recenti. Quando vendette il suo nuovo programma al secondo anno di università, attese un anno prima di abbandonare gli studi e peraltro chiese un periodo sabbatico e continuo a pagare le tasse universitarie nel frattempo.
Ma perchè accade questo?
La sicurezza di avere un impiego stabile, un’entrata economica sicura, il rimanere sicuro in alcuni aspetti della propria vita ci consente di avere libertà e sicurezza emotiva per essere originali e sviluppare le nuove idee che cambieranno il mondo.
Il fondatore di Polaroid, Edwin Land afferma a tal riguardo:
Nessuno potrebbe essere originale in un ambito se non potesse contare sulla stabilità emotiva e sociale che deriva da un atteggiamento convenzionale in tutte le altre sfere.
Gli imprenditori e l’avversione al rischio: la nuova ricerca Made in USA
Gli imprenditori quindi non sono meno avversi al rischio degli altri soggetti che svolgono altri lavori e professioni. Una ricerca condotta negli USA su un campione di 800 soggetti ha fatto emergere proprio questo: dipendenti e imprenditori hanno quasi la stessa avversione al rischio. Infatti a lavoratori e imprenditori è stato chiesto di scegliere quale delle seguenti tre imprese avrebbero preferito fondare:
- Un’impresa che facesse registrare profitti per 5 milioni di dollari, con il 20% di probabilità di successo;
- Un’azienda che facesse registrare profitti per 2 milioni di dollari, con il 50% di probabilità di successo;
- Un’impresa che facesse registrare profitti per 1,25 milioni di dollari, con l’80% di probabilità di successo;
Secondo voi gli imprenditori quale opzione sceglievano con maggiore possibilità? Ma la terza, che domande! E questo al di la del reddito, età, stato civile, genere, livello di istruzione, ecc, la maggior parte delle risposte convertiva sulla terza opzione.
Imprenditori e vita reale: il comportamento da adolescenti
Anche qui troviamo delle belle e interessanti intuizioni che ci fanno comprendere come imprenditori famosi e che hanno riscritto la storia del genere umano, siano stati degli adolescenti particolarmente avversi al rischio. Gli studi evidenziano che gli imprenditori da piccoli avevano atteggiamenti e comportamenti fuori dagli schemi, tanto da essere etichettati come sovversivi. Infatti la probabilità che essi svolgessero attività illecite e violassero le regole è emerso tre volte maggiore rispetto alla media dei loro coetanei che poi sono diventati dipendenti. Fermo poi però fondare aziende solo con un rischio calcolato. Quindi via alla vita spericolata, consumo di alcol, droga, marijuana, ma sempre attenti a prendersi rischi calcolati: non guidare sotto l’effetto di alcol e droghe, non comprare droghe illegali, rubare nei negozi ma mai oggetti di valore. Calcolare sempre il rischio delle proprie azioni, che consente poi loro di diventare dei leader e di gestire imprese e imperi economici.
Quindi quello che si può dire alla fine di questo post è che per diventare imprenditori di successo non significa buttarsi alla cieca, ma qualora ci si butti con il paracadute, calcolare la velocità di caduta e predisporre una rete di sicurezza “perchè non si sa mai”.
Vi lasciamo con la massima di Bill Gates sul denaro che vi fa capire che gli imprenditori non solo sono avversi al rischio, ma soprattutto avversi al perdere denaro:
“Volevo avere abbastanza denaro in banca per pagare un anno di spese anche se non ricevevamo pagamenti e ho mantenuto la promessa quasi per tutto il tempo”. Adesso abbiamo quasi 10 miliardi di dollari, che sono abbastanza per il prossimo anno. Quanti soldi hai messo da parte per coprire le spese in caso qualcosa di brutto accada”?