Il Petro del Venezuela può aiutare il sistema valutario globale?
Il Petro del Venezuela: la nuova cryptomoneta venezuelana
Il Dagong Global Credit Rating, una delle maggiori agenzie di rating del credito in Cina, ha recentemente pubblicato un rapporto che commenta la criptovaluta venezuelana sostenuta dal petrolio, ossia il Petro (PTR).
Secondo il rapporto, la criptovaluta “può aiutare il sistema valutario globale“. Mentre l’agenzia non afferma se il Petro può aiutare l’economia venezuelana, sottolinea che l’emissione di una criptovaluta supportata dal petrolio è significativa per la differenza dalle altre criptovalute come il bitcoin che non sono supportate da alcun patrimonio materiale.
Lo sforzo del Venezuela, scrive l’agenzia, può “generare utili lezioni su come i difetti del sistema valutario internazionale possono essere riparati in modo che il sistema possa tornare al suo valore di base”. Essendo sostenuto dalle riserve petrolifere del paese, il Petro è protetto dalla speculazione e dalla volatilità, riferisce Dagong.
Il rapporto sottolinea inoltre che dal crollo del sistema di Bretton Woods il sistema valutario internazionale è stato dominato dal dollaro USA. La base di credito della valuta, continua Dagong, è stata indebolita dall’emissione di moneta del paese, in eccesso rispetto alla sua capacità di creazione della ricchezza.
Nello specifico il rapporto dice:
“Il frequente verificarsi della crisi del credito è la prova dell’inadeguatezza del dollaro USA a svolgere effettivamente il ruolo di valuta di riserva internazionale. In tali circostanze l’innovazione di Petro può fornire lezioni utili per tutti i paesi per esplorare e sperimentare nuove forme di valuta, sostenute dalla ricchezza materiale e buone per i pagamenti transfrontalieri e i finanziamenti internazionali”.
La conferenza di Bretton Woods istituì un sistema di tassi di cambio fissi basati sul valore dell’oro, creò il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale e vide il dollaro USA diventare la valuta di riserva internazionale. Il sistema terminò nel 1971 sotto la presidenza di Richard M. Nixon.
Il rapporto di Dagong termina affermando che le riserve di Petro non sono rinnovabili. Il successo della criptovaluta, in quanto tale, dipenderà dalla capacità del Venezuela di creare ricchezza.
A tal riguardo il rapporto dice:
“L’abilità collegata alla creazione di ricchezza incrementale di una nazione è la chiave per la credibilità della sua moneta virtuale. Nel caso di Petro, deve contare per la sua sostenibilità, sulla ripresa del Venezuela e nella capacità di creazione di ricchezza. Una volta che la nazione emittente si allontana dai limiti della sua capacità di creazione di ricchezza incrementale, il prezzo della valuta si discosterà dal suo valore e preparerà il terreno per una nuova crisi del credito”.
Dagong ha inoltre rivelato che seguirà da vicino gli sviluppi di Petro. Come previsto da CCN, la pre-vendita di Petro è in corso e, secondo il leader del paese, Nicolás Maduro, 171.000 aziende e privati si sono registrati per acquistare il token.
La vendita di token ha registrato la quota di 735 milioni di dollari nel primo giorno, sebbene non siano state fornite prove. Da allora il Venezuela ha ordinato alle compagnie statali di accettare pagamenti nella criptovaluta e ha annunciato una nuova serie di criptovalute da collegare ai metalli preziosi come la Petro Gold.
Da quando è iniziata la prevendita di Petro, altri paesi hanno rivelato che stanno cercando di emettere le proprie criptovalute. Tra questi ci sono l’Iran, che recentemente ha fatto marcia indietro sul bitcoin, la Russia, che sta pianificando di lanciare un “CryptoRublo” e la Turchia.
E l’Italia? Siamo pronti per la crypto-lira?