Artisti lanciano azione legale contro il riuso del proprio lavoro con l’Intelligenza Artificiale

Artisti lanciano azione legale contro il riuso del proprio lavoro con l’Intelligenza Artificiale, attraverso tool quali DALL-E

Ultimamente sono entrati prepotentemente nelle nostre vite, soprattutto professionali. Ma rischiano di uscirne altrettanto velocemente. Stiamo parlando degli strumenti di intelligenza artificiale, che promettono auto-generazione di testi, immagini e altre opere dell’ingegno, “prendendo ispirazione” da altre fonti, soprattutto sul web.

Ed è così che è iniziata una sorta di corsa all’oro, con artisti, agenzie e aziende che hanno iniziato ad utilizzare in maniera massiccia, e forse impropria, questi strumenti. Esponendosi così ad un rischio dal punto di vista legale.

Notizia di oggi, diffusa da Social Media Today, riguarda l’avvio di azioni legali da parte di una serie di artisti contro l’utilizzo improprio delle opere generate con l’AI, prendendo spunto dalle proprie. Sul banco degli imputati sono stati citati MidJourney, Stable Diffusion e il sito d’arte DeviantArt, rei di aver utilizzato opere dell’ingegno altrui per la realizzazione di opere, senza l’assegnazione del relativo compenso e citazione del collettivo di artisti.

Secondo The Verge:

“Un trio di artisti ha avviato una causa contro Stability AI e Midjourney, i creatori dei generatori di arte AI Stable Diffusion e Midjourney, e la piattaforma di portfolio di artisti DeviantArt, che ha recentemente creato il proprio generatore di arte AI, DreamUp. Gli artisti affermano che queste organizzazioni hanno violato i diritti di “milioni di artisti”, addestrando i loro strumenti di intelligenza artificiale su cinque miliardi di immagini prelevate dal web “senza il consenso degli artisti originali”.

La causa scatenante il contenzioso afferma che i generatori di immagini AI si sono quindi effettivamente appropriati di altrui opere d’arte originali, per ricreare opere d’arte del tutto simili, ma senza avvertirne i proprietari.

E quella somiglianza può essere del tutto evidente. Infatti nella guida DreamStudio, si spiega che:

“Per rendere il tuo stile più specifico o l’immagine più coerente, puoi utilizzare i nomi degli artisti nel tuo prompt. Ad esempio, se vuoi un’immagine molto astratta, puoi aggiungere “nello stile di Pablo Picasso” o semplicemente “Picasso”.

Quindi il tool produrrà un’opera sullo stile di Picasso, copiando il suo stile in base alle sue stesse opere.

Altro caso di possibile procedimento legale è quello operato da un gruppo di sviluppatori informatici, che sta pensando di citare in causa Microsoft, GitHub e OpenAI per uno strumento di programmazione AI chiamato “CoPilot”, che produce codici in base ad esempi provenienti dal web. Anche i fotografi, allo stesso modo, sono sul piede di guerra, per non aver concesso il diritto all’uso delle proprie immagini all’interno dei tool di autogenerazione, producendo scatti basati sulle loro opere. 

Google ha rilasciato, invece, questa dichiarazione legata all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale:

“Crediamo che ottenere l’IA giusta – che per noi implica innovare e fornire benefici ampiamente accessibili alle persone e alla società, mitigandone i rischi – debba essere uno sforzo collettivo che coinvolge noi e altri, inclusi ricercatori, sviluppatori, utenti (individui, aziende e altre organizzazioni), governi, regolatori e cittadini. È fondamentale guadagnarci collettivamente la fiducia del pubblico se vogliamo che l’intelligenza artificiale realizzi il suo potenziale per le persone e la società. Come azienda, cogliamo l’opportunità di lavorare con gli altri per ottenere l’IA giusta”.

Google ha anche affermato che i contenuti generati dall’intelligenza artificiale violano le sue linee guida di ricerca e non verranno indicizzati, se rilevati. Quindi, si è messo in atto un procedimento per far deragliare l’uso di questi strumenti, anche se c’è chi cerca di trovare una soluzione al problema. Infatti, auspicabile magari potrebbe essere l’utilizzo di opere dell’ingegno altrui, ma dietro pagamento di un compenso basato sull’utilizzo del loro lavoro intellettuale, oltre che produrre un consenso scritto e firmato da parte dello stesso proprietario. In più citando che l’immagine, il testo, l’opera prodotta è stata realizzata con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale e del lavoro dell’artista Tizio o Caio.

Si va quindi incontro a determinate restrizioni di utilizzo dei tool oppure forme di remunerazione ai fornitori delle fonti.

Come andrà a finire questa vicenda?

Non è dato saperlo ma siamo molto curiosi di capire come evolverà: avranno la meglio gli artisti, i cui diritti sono stati violati oppure gli utenti che vogliono produrre opere in base ai prompt inseriti all’interno dei tool di IA? Non ci resta che attendere gli ulteriori sviluppi della vicenda, sperando che prevalga il buon senso e siano tutelate tutte le parti in causa.