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Affetto: il bimbo robot che sente dolore

AI: Affetto, il bimbo robot che sente dolore nel nuovo post a cura di StartUp Mag

Bentrovati su StartUp Mag, il sito dedicato a startup e innovazione, che oggi vi porta in Giappone, e più specificatamente ad Osaka, dove è nato il primo robot al mondo in grado di provare sensazioni ed emozioni.

Infatti il robot progettato dall’università giapponese è in grado ad esempio di provare dolore, o almeno di simularlo. Una scoperta questa, in grado di condurre ancora più velocemente l’uomo ad una nuova era: quella dove i robot faranno sempre più parte della nostra vita quotidiana.

Ma come è stato possibile? Scopriamolo nel post a cura di StartUp Mag, nel nostro nuovo appuntamento con il mondo dell’AI e della Robotica.

Affetto, il bimbo che sente il dolore

Il robot del futuro riuscirà ad adattarsi a qualsiasi contesto sociale imparando come un bambino: sarà un “robot cognitivo”, come lo definisce Minoru Asada, Direttore della Divisione di Robotica e Neuroscienze Cognitive dell’Università di Osaka. Infatti sono molte le aziende e gli istituti di ricerca che lavorano alla realizzazione di robot, che oltre ad avere sembianze umane, saranno in grado anche di provare sentimenti veri, ragionare, imparare dalle proprie esperienze. Insomma un robot più umano.

Uno degli istituti di ricerca più avanzati in questo ambito è proprio l’Università di Osaka, in Giappone, che ha prima creato CB2, il bambino androide dotato di corpo biomimetico, e successivamente Affetto, il nome di questo robot-bimbo, dalle sembianze umane e dalle espressioni facciali sorprendentemente realistiche, che simula i sentimenti, compreso il dolore.

Affetto ha infatti la possibilità di “sentire” tutte le emozioni. Il team di ricerca nipponico sta lavorando ad un robot capace di simulare perfettamente le nostre mimiche facciali quando sentiamo qualcosa.

Infatti fino ad ora i robot riescono solo a “scimmiottare” il comportamento umano, ritenuto quasi impossibile da replicare quando si tratta di sensazioni. Infatti solamente l’uomo ha la possibilità di muovere i muscoli facciali in modo da restituire una reazione istintiva a un sentimento, come la sorpresa, la paura, il dolore, e così via.

Almeno fino a questo momento. Si perchè da oggi anche Affetto riesce nello stesso intento. Infatti, questo lavoro iniziato nel 2018, ha portato oggi alla realizzazione di un androide (dotato per adesso solamente di testa), realizzato in pelle sintetica che, collegata in 116 punti della faccia, gli ha permesso di rappresentare le sue emozioni sotto stimolo computerizzato.

Lo dimostra la smorfia che fa quando la scarica elettrica raggiunge i sensori che la trasmettono al volto, che simula il dolore:

Conclusioni

Per gli esperti di robotica ciò vuol dire aver fatto un passo in avanti nella creazione di robot dotati di empatia, che in un futuro neppure così lontano potrebbero assistere gli anziani oppure sostituire le baby-sitter o ancora prendere il posto di operai e lavoratori, anche nella relazione con il pubblico.

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